
Il menù del pranzo di Ferragosto.
Non importa il luogo dove tu sia, ma le due parole che non devono mancare sono : Praticità & Leggerezza.
Ascolta o guarda l’intervista completa qui
Il menù del pranzo di Ferragosto.
Non importa il luogo dove tu sia, ma le due parole che non devono mancare sono : Praticità & Leggerezza.
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State cercando un’idea che stupisca i vostri ospiti durante le feste? Che sia veloce, facile e divertente anche per i piccoli di casa?
Le classiche casette decorate di pan di zenzero sono una delle tradizioni natalizie più amate da grandi e piccini, ma quest’anno si sta facendo strada una nuova tendenza altrettanto gustosa, creativa e semplice da realizzare, le Charcuterie Houses. Si tratta di piccole casette costruite con formaggio stagionato, salumi tipici e verdure fresche di stagione, da preparare senza bisogno di utilizzare i fornelli e in poco tempo.
Non si tratta di un’invenzione dell’ultimo momento, ma stanno letteralmente spopolando sui social man mano che si avvicina il Natale, probabilmente perché sempre più persone cercano soluzioni originali, veloci e d’effetto per la tavola delle feste e i pranzi in famiglia.
Cerchiamo ora di darvi qualche buon consiglio per creare una perfetta e originale Charcuterie House, che sicuramente lascerà tutti a bocca aperta e potrà essere ideata con l’aiuto dei più piccoli.
Il primo passo per realizzare una bellissima casetta di salumi è trovare una superficie come un vassoio per i salumi, un tagliere o un piatto da portata in ceramica decorata, meglio se con un bordo che possa contenere il parmigiano grattugiato per simulare una copiosa nevicata.
Successivamente, si passa a erigere la vera struttura della casetta. Le pareti si possono costruire con cracker, pretzel, schiacciatine, gallette o altre sfoglie un po’ rigide e consistenti che normalmente si usano per gli aperitivi. Una volta creata la struttura di base, si può glassare e decorare con fettine di salumi, formaggi e verdure di stagione a piacere crude o anche cotte. Delle mozzarelline si possono trasformare in un bel pupazzo di neve con uno stuzzicadenti e per il vialetto di casa basta qualche mandorla sgusciata. I ramoscelli di rosmarino si possono trasformare in piccoli abeti e qualche fettina di pane tostato sarà perfetta per porte e finestre.
Insomma, lo avete capito, basta dare spazio alla fantasia!
Se la vostra abitazione è piuttosto calda, è meglio tenere la casetta in un luogo più fresco fino a quando non verrà servita in tavola. Questa casetta, del tutto nuova e originale, potrebbe diventare una tradizione di famiglia da ripetere nei prossimi anni. Un modo gustoso per un antipasto saporito da servire sulla tavola delle feste!
Villa Necchi alla Portalupa si trova in un territorio ricco di storia, fascino e cultura: Gambolò.
Le origini di Gambolò sono antichissime. Infatti, già attorno al 5000 a.C erano presenti sul territorio alcune popolazioni. La nascita della cittadina si attesta invece attorno al 218 a.C, data in cui Annibale discese le Alpi. In questo periodo, il console romano Publio Cornelio Scipione, per contrastare i cavalieri di Annibale, decise di mandare in Lomellina, ottomila dei suoi combattenti. E questi si scontrarono nella Battaglia del Ticino.
I romani crearono durante il loro soggiorno nel territorio un campo militare. In seguito, il campo venne usato per fondare la vera e propria cittadina. Il nome con cui primariamente questa fu chiamata era “Campus Latus”, un vero e proprio campo militare, formato da quattro lati protetti e quattro porte d’accesso. La “Porta Pretoriana”, oggi nell’attuale Via Mazzini; la “Porta Decumana” in corso Garibaldi, la “Porta Dextra” in Corso Umberto I e la “Porta Sinixtra” nell’attuale Corso Vittorio Emanuele. Oltre alle porte vi era il Forum, dove le quattro strade principali si incrociavano. Oggi, rimangono solo tre delle quattro porte che contrassegnavano i limiti della geometrica struttura urbana costruita dai romani.
Il Castello è uno dei monumenti storici artistici più importanti di Gambolò. Caratterizzato soprattutto dall’ingresso principale in stile barocco, porta ancora le insegne del casato cui è dovuta la costruzione. Nell’ala seicentesca del palazzo è ospitato il Museo Archeologico Lomellino, dove è possibile anche trovare significativi reperti della presenza umana in Lomellina dal 5500 al 25 a.C.
All’esterno invece, seguendo la cintura muraria esterna, si incontra, sul lato sud, la torre centrale, ora tonda, come pure tonde sono la torre all’angolo sud-occidentale e la successiva intermedia sul lato nord-orientale.
Cuore pulsante del paese è la piazza principale dove prospettano eleganti edifici e la Chiesa parrocchiale, versione adattata e ampliata della più antica chiesa di San Gaudenzio.
Tra gli altri monumenti degni di notevole interesse emerge la chiesa di Sant’Eusebio, il monumento più vetusto di Gambolò: venne innalzata tra il V e il VI secolo sopra un tempio romano dedicato a Minerva.
La bellezza e la storia che caratterizzano la cittadina di Gambolò continuano e… Sperando di ritornare presto ad incontrarci, soggiornando a Villa Necchi avrete la possibilità di visitare questa meravigliosa cittadina ricca di cultura.
La stagione dell’inverno ci fa pensare a colori freddi e cupi, al buio, al sole che in alcune giornate proprio non si vede. Pensiamo ad una tavolozza di colori bianchi, grigi e marroni. Ma spesso, inaspettatamente, anche questa stagione ci offre una varietà di sfumature infinite.
Infatti, in inverno ci sono dei giorni, in cui il cielo è limpido, il sole risplende e il freddo è così intenso da gelare ogni cosa. E la natura ci offre dei paesaggi glaciali, unici, magici.
Se si dovesse descrivere l’inverno con un colore, questo sarebbe il bianco. Il bianco argenteo come la corteccia di Betulla, che nei giorni in cui l’aria appare pulita e limpida, ci fa apprezzare la bellezza della natura, del freddo, del gelo. D’altronde i colori invernali sono netti, definiti e splendenti. Come se fossero ricoperti di una patina trasparente che li rende ancora più luccicanti.
Quale modo migliore dell’arte per rappresentare al meglio i colori, l’atmosfera e l’incanto di questa stagione. Infatti, l’inverno è stato dipinto e rappresentato in diversi modi da moltissimi dei più grandi artisti. Ecco alcune delle opere d’arte che rappresentano la magia dei colori invernali.
Oggi conservato al Musée d’Orsay di Parigi, nel paesaggio innevato dipinto da Monet en plein air nel 1868, spunta una gazza appollaiata su un cancelletto in legno, inondata dalla luce del sole. Guardando questo meraviglioso e realistico paesaggio si ha l’impressione di sentire il rumore della neve che scricchiola sotto i nostri piedi, e il profumo elettrizzante di una mattinata invernale.
Oggi esposto all’Art Gallery of Ontario di Toronto, il dipinto del 1914 di Chagall esalta i colori di una magica giornata invernale. Si tratta di una rappresentazione fiabesca, dolce e romantica che ci permette di volare, come il protagonista del quadro, tra i nostri pensieri.
L’opera impressionista di Pisarro, che si trova anch’essa al Musée d’Orsay di Parigi, pone particolare attenzione all’utilizzo dei colori e della luce, grazie al particolare contrasto tra il bianco del paesaggio innevato e il rosso maestoso della villa.
Pur suscitando emozioni e ricordi diversi, il bianco argenteo, limpido e chiaro, ricorrente in ogni quadro, è la chiave dell’inverno. Una stagione che, come dimostrato, non evoca necessariamente colori cupi e tristi, ma lucenti e limpidi.
Di sicuro durante le feste natalizie la Stella di Natale è entrata nelle vostre case. D’altronde è la pianta di Natale più regalata e che meglio di tutti riesce a creare la giusta atmosfera natalizia.
La Stella di Natale si regala nel periodo natalizio non solo per i suoi colori, che senza dubbio richiamano l’atmosfera del Natale, ma anche perchè questa pianta è legata da antiche leggende.
Originaria delle zone del Messico, era considerata nella tribù azteca un fiore simbolo di purezza, il cui colore rosso intenso riportava alle gocce di sangue di una Dea morta per amore. Sempre un’altra leggenda messicana narra come molti secoli fa, durante la notte di Natale, in chiesa, una bambina molto povera desiderava dimostra il proprio amore a Gesù, ma non aveva i mezzi per farlo. Una voce però le suggerì di uscire e di raccogliere un fascio di sterpi ed erbe, che una volta depositate sull’altare, diventarono incantevoli stelle rosse.
L’amore che giace dietro questa pianta è arrivato sino in Italia. Oltre due secoli fa infatti, la Stella di Natale venne usata per adornare la Basilica di San Pietro. Da allora, secondo i dati ufficiali, ogni anno vengono vendute circa 20.000.000 esemplari.
Di conseguenza, molti si chiedono: come curare al meglio la Stella di Natale? Come farla durare più a lungo?
Ecco qui qualche utile consiglio per preservare la pianta e farla sbocciare sempre più.
In primo luogo, è necessario disporre la pianta in un ambiente adatto per il suo sviluppo. E’ importante tenere sotto controllo le temperature. La Stella di Natale preferisce luoghi domestici freschi, scale e verande. Luoghi in cui l’aria non è troppo secca e la temperatura si aggira attorno ai 20°C.
Successivamente alle feste natalizie, durante il periodo primaverile, è consigliato spostare la Stella di Natale sulle scale, o in veranda, in ambienti più freschi, nei quali le temperature si aggirano attorno ai 15°C.
Durante la stagione estiva invece, temperature permettendo la Stella di Natale si sposta in giardino. In questa stagione, per garantire la sopravvivenza della pianta è necessario fornirla di un giusto apporto di sostanze nutritive, utilizzando un fertilizzante a base di fosforo e potassio.
Per quanto invece riguarda la frequenza di acqua di cui la Stella di Natale necessita, è necessario conferirle il giusto livello di umidità, annaffiandola quasi ogni giorno e ricordandosi di eliminare l’acqua in eccesso che si deposita nel sottovaso. In aggiunta, è conveniente utilizzare acqua senza calcare, al fine di non danneggiare la naturale colorazione del fogliame.
Grazie a questi consigli, in particolare facendo attenzione alla temperatura e alla necessità d’acqua della pianta, sarà più facile prendersi cura delle Stelle di Natale, e permetterle di permanere fino alla prossima stagione natalizia!
Villa Necchi alla Portalupa ha voluto rappresentare, sin dalla sua apertura, uno spirito di genuina italianità. Il suo stretto legame con il territorio si manifesta nei colori e nell’atmosfera dell’edificio. Inoltre, non solo i dieci ettari di parco lasciano senza fiato per la rigogliosa vegetazione, ma anche la cucina del ristorante esalta i gusti e i sapori tipici della zona.
La Villa originariamente era uno storico palazzo signorile e dimora di caccia di Vittorio Necchi, circondata dal parco del Ticino, ora patrimonio dell’UNESCO. A seguito di importanti lavori di ristrutturazione iniziati nel 2006, gli architetti sono riusciti a dare di nuovo splendore ai diversi ambienti della tenuta.
Oggi, Villa Necchi alla Portalupa è un resort di lusso immerso nel verde. Ospita un Hotel, sale per ricevimenti e eventi business, una Cappella e un centro bonsai. Come una volta, fiore all’occhiello della Villa continuano ad essere il Parco e gli animali che lo vivono.
Villa Necchi è un vero e proprio gioiello nel cuore della Lomellina. Per questo motivo siamo orgogliosi che Antonietta Malito abbia parlato di questa realtà su italiani.it, un sito che rappresenta la rete di italiani nel mondo.
Per leggere l’articolo clicca qui.
Convivium Reportage dal 1999 è una Guida alle tavole d’eccellenza. Propone una rassegna autorevole delle migliori cucine gourmet. Gli esperti di Convivium vanno in avanscoperta per tutta Italia, e non solo, per raccontare attraverso le immagini realtà gastronomiche che si distinguono per la qualità del servizio. Si tratta di una selezione curata di luoghi e sapori, che guida il consumatore ad esperienze di eccellenza selezionati dagli esperti di Convivium sul territorio.
Recentemente, i rappresentanti di Convivium sono venuti in visita a Villa Necchi alla Portalupa. Durante il soggiorno in Villa hanno potuto vivere la calorosa accoglienza del nostro staff in una location immersa nel verde che ispira relax e meditazione. Le prelibatezze cucinate dal nostro Chef Antonio Danise hanno accompagnato e coccolato i nostri ospiti durante la loro permanenza in una località circondata dal tipico paesaggio della Lomellina.
Per guardare il reportage di convivium, clicca qui.
Abbiamo, sin dall’apertura del ristorante, cercato di proporre una tipologia di ristorazione di qualità che si fondi sull’artigianalità e il rispetto del buon made in Italy, in piena sinergia con la storia della struttura e della famiglia Necchi.
I nostri piatti e i nostri menu’ nascono da un attenta ricerca e selezione dei migliori produttori locali e delle migliori materie prime di cui dispone il territorio della Lomellina. Quest’ultime si miscelano alle origini campane del nostro Chef Antonio Danise.
Il menù e i piatti mutano con il susseguirsi delle stagioni. L’obiettivo è quello di valorizzare il più possibile gli ortaggi, i frutti e le erbe aromatiche provenienti dal nostro orto.
Procedimento
Mondare le cipolle, tagliarle a julienne sottile e farle appassire in padella a fiamma bassissima con l’acqua. Quando le cipolle risulteranno appassite e avranno assorbito tutta l’acqua, aggiungere l’olio evo e fare rosolare.
Successivamente aprire le uova d’oca all’interno di una bastardella in acciaio, aggiungere la panna, il sale fino, il pepe, il Lodigiano grattugiato ed infine la cipolla precedentemente raffreddata. Amalgamare il tutto con una frusta e versare il composto ottenuto all’interno di una padella rettangolare per frittate precedentemente riscaldata e unta con il burro a disposizione.
Fare cuocere a fiamma bassa fino al raggiungimento della consistenza desiderata. Successivamente tagliare la frittata ottenuta in rettangoli della grandezza desiderata.
Procedimento
Grigliare le bucce di Lodigiano ed immergerle in acqua insieme alle cipolle, il sedano, le carote e l’alloro a disposizione. Fare cuocere il composto per 45 minuti non oltrepassando mai la temperatura di 85°C. Filtrare la preparazione ottenuta e mantenere in caldo fino al momento del servizio.
Procedimento
Scaloppare il fegato grasso e rosolarlo in padella con il burro; raffreddarlo e frullarlo nel termomix con la panna, il pepe, il sale fino ed il fondo bruno realizzato con ossa d’oca.
Passare il composto ottenuto con il passino a maglia stretta e trasferirlo all’interno di un sifone da cucina. Caricare il sifone con un’apposita cartuccia e lasciare riposare in frigo fino per almeno due ore.
Disporre la frittata all’interno di un piatto fondo, al suo fianco adagiare la spuma di fegato grasso, guarnire la frittata con spicchi di cipolla passati alla fiamma ossidrica, ciccioli d’oca, e spuntoni di mascarpone di latteria.
Completare il piatto con l’infuso di Lodigiano precedentemente preparato.
Abbiamo, sin dall’apertura del ristorante, cercato di proporre una tipologia di ristorazione di qualità che si fondi sull’artigianalità e il rispetto del buon made in Italy, in piena sinergia con la storia della struttura e della famiglia Necchi.
I nostri piatti e i nostri menu’ nascono da un attenta ricerca e selezione dei migliori produttori locali e delle migliori materie prime di cui dispone il territorio della Lomellina. Quest’ultime si miscelano alle origini campane del nostro Chef Antonio Danise.
Il menù e i piatti mutano con il susseguirsi delle stagioni. L’obiettivo è quello di valorizzare il più possibile gli ortaggi, i frutti e le erbe aromatiche provenienti dal nostro orto.
Procedimento:
All’interno della planetaria allestita con il gancio miscelare tutti gli ingredienti al fine di ottenere un impasto liscio ed omogeneo. Avvolgere l’impasto all’interno della carta pellicola e fare riposare in camera refrigerante.
Procedimento:
All’interno di un contenitore in acciaio stemperare con un cucchiaio il formaggio fresco di capra, aggiungere i pomodori semi secchi San Marzano precedentemente tritati finemente, il sale ed il pepe.
Stendere la pasta attraverso la sfogliatrice, coppare con uno stampo rotondo e disporre al centro di ogni disco il ripieno di formaggio caprino. Chiudere a mo’ di tortello. Cuocere i tortelli realizzati all’interno di acqua salata per 2 minuti.
Ingredienti per la salsa al latte di capra:
Procedimento:
Fare cuocere il latte di capra insieme al sale a fiamma bassissima riducendo il composto di un terzo, aggiungere la xantana, girare con una frusta e raggiungere la consistenza desiderata. Tenere la salsa in caldo fino al servizio.
Procedimento:
Emulsionare il succo di Yuzu con la lecitina in polvere attraverso l’ausilio del frullatore ad immersione fino all’ottenimento di una aria stabile e voluminosa.
Procedimento:
Privare i gamberi del loro Carapace, marinarli con il sale bilanciato ed il succo di Yuzu per 15 minuti. Pulire i gamberi dalla marinatura e tagliarli in pezzi della grandezza di un centimetro.
Disporre la salsa al latte di Capra al centro del piatto fondo, adagiarvi all’interno i tortelli di Grano Khorasan, al centro dei tortelli disporre i gamberi rossi di Mazara marinati allo Yuzu ed ultimare con l’aria allo Yuzu.
Per un’intera giornata, lo chef di Villa Necchi è stato protagonista all’interno di Eataly a Monaco.
Il cooking show dai sapori tutti italiani ha proposto due piatti cucinati con prodotti di alta qualità. I ciccioli d’oca e il risotto con petto d’oca e polvere di friarielli hanno deliziato il palato dei visitatori tedeschi e non solo.
Di seguito, alcuni scatti dell’evento.